Creare giochi è difficile. Creare giochi educativi è più difficile. Creare giochi educativi che siano anche divertenti da giocare e che mantengano i giocatori interessati è ancora più difficile, ed è qui che entro in gioco io per rendere quei videogiochi – difficoltà: incubo.
Il gioco è un esercizio di vita in un ambiente controllato e sicuro, con ampie opportunità di errore e di imparare dagli errori, esplorare scelte alternative e le loro conseguenze, e imparare ogni tipo di cosa. Non avrebbe senso, quindi, combinare giochi ed educazione? Beh, sembra che più o meno tutti e i loro gatti la pensino così, e infatti c’è un’infinità di “giochi educativi,” che siano videogiochi, giochi da tavolo, giochi di carte, giochi di gruppo, giochi da giardino, puzzle, quiz… ma sono veramente dei buoni giochi educativi? Una parola così piccola, ma con tanto da approfondire.
Gestire le aspettative
Cosa possiamo imparare attraverso i giochi? Si direbbe parecchio, ma è importante avere delle aspettative realistiche. Ci sono due categorie principali di cose che si possono imparare: nozioni e abilità. Le nozioni sono perlopiù informazioni, idee e concetti che si possono acquisire e conservare per richiamarli quando necessario. Queste sono le cose che Sherlock Holmes ama conservare nel suo curatissimo palazzo mentale, ad esempio il fatto che la Terra ruota attorno al Sole. Le abilità, invece, sono la nostra capacità di fare qualcosa con qualsiasi grado di competenza, come leggere, scrivere, lavorare il legno, guidare una moto o suonare uno strumento musicale. Sia le nozioni che le abilità possono essere acquisite attraverso i giochi, fino a un certo punto. Tuttavia, sembra intuitivo che le nozioni siano un po’ più facili da incorporare in un gioco rispetto alle abilità, se confrontiamo, ad esempio, il trivia col pilotare aerei.
Le nozioni e le abilità sono ugualmente importanti ma, storicamente, i giochi educativi basati sulle nozioni sono stati, diciamo, poco interessanti. Abbiamo tutti giocato a quei giochi in cui il progresso è legato alla risposta a domande per lo più non correlate
o dove il contenuto educativo è intervallato da minigiochi per lo più non correlati
o dove per lo più muori di dissenteria perché il gioco è così difficile che puoi finirlo solo in modalità rage e quando raggiungi l’Oregon hai praticamente dimenticato tutti i contenuti educativi che il gioco stava cercando di insegnarti, ma almeno hai imparato a scrivere “dissenteria”!
Ma le nozioni hanno un posto nei giochi educativi. Sono fondamentali per impostare la scena, costruire il mondo e creare una base narrativa per guidare il gameplay. Senza dover esplorare il mondo del gioco nei minimi dettagli per imparare come funziona, Riven sarebbe un gioco piuttosto noioso.
Le abilità sono più difficili delle nozioni da incorporare nel gameplay, ma la loro influenza sul gameplay stesso può essere enorme, sia in termini di meccanica che, cosa più importante per l’apprendimento, in termini di immersione e divertimento, perché non è un segreto che impariamo meglio quando ci divertiamo rispetto a quando non lo facciamo.
Cosa rende i giochi divertenti?
Ah, l’annosa domanda, il Santo Graal del game design, una domanda su cui riflettiamo da decenni, forse secoli, chissà? Quindi, da brava ricercatrice che sono, ho deciso di fare un sondaggio molto scientifico1l’ho fatto anche su Instagram e Mastodon nel caso ve lo steste chiedendo… triangolazione! (No, so che questa non è triangolazione, non uccidetemi per favore…).
#GameDesign people and #gamers, genuine question: what makes games fun to play for you? Not just videogames, any games! Please retweet!#Games #Videogames #IndieGame #IndieGameDev #Research #GameResearch pic.twitter.com/3TqtLCypLV
— Andrea Franceschini 🏴☠️ (@morpheu5) November 8, 2022
Vediamo di riassumere i risultati che ottenuti finora, ma sono ancora alla ricerca di risposte quindi non siate timidi, lasciate un commento, rispondi a tweet e toots, siete tutti benvenuti!
- Esplorazione, sorpresa, ricerca di segreti – un mondo ricco da esplorare è un mondo ben costruito, realistico, vivo e vegeto, non solo un contenitore vuoto in cui vagare. Non c’è niente di meglio di un ambiente che invita all’esplorazione e alla caccia al tesoro e fornisce ricompense interessanti e sorprendenti.
- Personalizzazione – allo stesso modo i giocatori vogliono sentirsi parte del gioco, e che il gioco li circondi. Poter personalizzare il proprio personaggio, scegliere cosa indossare o usare, ma anche poter personalizzare alcune aree dell’ambiente da chiamare casa è molto importante per l’immersione e la volontà di dedicare tempo al gioco. Sebbene sia una cosa tipica dei i giochi di ruolo, in cui i giocatori costruiscono i loro personaggi e le loro tane a proprio piacimento, un certo grado di personalizzazione può essere implementato praticamente in qualsiasi altro genere, sempre che abbia senso.
- Regole semplici e concise – sebbene per alcuni giochi abbia senso avere regolamenti corposi, e ad alcuni giocatori questo possa piacere, ho il sospetto che alla stragrande maggioranza dei giocatori non interessi passare un’ora a leggere e discutere le regole e la loro interpretazione prima che si possa iniziare a giocare. Se un gioco è pieno di regole e non se ne può fare a meno, si dovrebbe rendere possibile l’apprendimento delle regole mentre si gioca.
- Umorismo – Questo dovrebbe essere un gioco da ragazzi, ma l’umorismo è piuttosto difficile da imbroccare e abbastanza facile da rovinare. A volte, una battuta smorta è meglio di niente, ma anche uno scherzo da preti è molto più meglio di una battuta brutta.
Quelli buoni
Dagli esempi qui sopra, si potrebbe pensare che i giochi educativi siano terribili e che sarebbe meglio seppellire l’idea nel deserto e dimenticare di averci provato. Niente di più falso. L’umanità è riuscita a sfornare alcuni buoni giochi educativi, intenzionalmente o meno2Sospetto che per lo più no, ma alcuni erano decisamente intenzionali: chi sono io per giudicare?.
I giochi sandbox incentrati sulla risoluzione dei problemi, la pianificazione e la costruzione sono probabilmente i miei preferiti. Indipendentemente dal fatto che il gioco presenti una serie definita di obiettivi o consenta al giocatore di creare i propri obiettivi, i contenuti e i meccanismi che portano al raggiungimento di questi sono fondamentali per creare un’esperienza educativa positiva o negativa.
Minecraft è un gioco sandbox, open world, senza (quasi) fine, in cui si raccolgono risorse (pianificazione) per costruire cose (problem solving), combattere mostri di notte per razziarne gli zainetti, o si sta al chiuso, ben illuminati per sicurezza, e si apprendono un sacco di nozioni e abilità tipo elettricità e circuiti attraverso le versioni del gioco vanilla ed educational, o ci si perde tra gli innumerevoli mod della community.
Kerbal Space Program è un simulatore di programma spaziale. Non devi solo costruire razzi bizzarri e vedere se volano usando il motore di fisica orbitale estremamente realistico con cui esercitarsi in manovre reali, devi anche gestire gli aspetti di business management e scientifici di un programma spaziale, imparando così, tra le altre cose, sperimentazione scientifica e come fare un budget.
LittleBigPlanet è una serie di puzzle platform in cui i giocatori costruiscono interi livelli di gioco da giocare da soli, con gli amici, e possono condividerli online. Costruire livelli non è per niente facile e richiede pianificazione, pensiero critico e creatività, e alla fine di una sessione di gioco si può sentire di aver creato il proprio piccolo gioco superando una montagna di sfide.
Se Portal e Portal 2 non fossero già fantastici giochi di puzzle per imparare ed esercitarsi nel ragionamento spaziale e nella risoluzione dei problemi nello spazio tridimensionale, Valve ha fatto un passo avanti con la sua Perpetual Testing Initiative in cui i giocatori possono costruire le proprie camere di prova. Un conto è risolvere un rompicapo 3D che ti uccide se fallisci, un altro è capire come utilizzare la meccanica dei portali per costruire stanze stimolanti e divertenti.
Pensiero critico, analisi e valutazione delle informazioni e rapidità nel prendere decisioni in un ambiente politico e sociale frenetico e in continua evoluzione? Check. Democracy (serie) e Papers, Please forniscono questo e molto altro, con l’opportunità di esplorare una storia alternativa e le conseguenze di azioni e scelte fatte dal giocatore. Non credo di dover aggiungere altro.
E le abilità?
I giochi elencati qui sopra sono solo alcuni buoni esempi di come incorporare abilità (e nozioni!) nel gameplay in modo che i giocatori le apprendano efficacemente mentre giocano3E apprezzate la mia moderazione nel non menzionare avventure punta-e-clicca tipo Monkey Island 😬. Quando ho proposto questo progetto, ho proposto di lavorare sull’insieme di competenze relative a Critical Thinking e Computational Thinking. Queste competenze sono spesso criticate come “troppo vaghe” e non del tutto a torto. Individuare abilità ben definite, pratiche, insegnabili e verificabili non è sempre facile o ovvio, ma ci sono alcuni “componenti costitutivi” che possono fare al caso nostro, nelle aree di alfabetizzazione, far di conto, e logica. Ne parlerò più avanti, non appena avrò un quadro più chiaro di come posso usarle nei giochi, ma per ora penso sia importante dire da dove viene la mia motivazione per lavorare in quest’area.
Adoro le teorie del complotto. Ecco, l’ho detto. Non come complottista ma come osservatore esterno. Sono affascinato dalla ginnastica mentale richiesta per creare e credere nelle teorie del complotto. Ma allo stesso tempo sono fin troppo consapevole dei rischi di sorvolare sul pensiero cospiratorio perché “che male può fare se il buon vecchio Gianni crede che la NASA abbia simulato gli sbarchi sulla luna?” Beh, lasciate che vi dica che danno può fare.
La mia prima bozza per questo progetto era un po’ diversa. Si trattava di insegnare e praticare concetti di musica con i videogiochi. Ma scrivendolo, non ne ero del tutto soddisfatto e mi sono reso conto che una buona fetta di disinformazione relativa alla pandemia che stavamo attraversando non veniva diffuso da malintenzionati ma da persone in buona fede. L’errata interpretazione dei dati, una ridotta capacità di rilevare problemi di ragionamento logico nelle argomentazioni, e una generale sfiducia nei confronti degli esperti che è in preoccupante aumento da diversi anni sono tutti fattori che contribuiscono, in misura diversa, alla disinformazione. E così mi sono detto: e se ci fosse un modo per fornire alle persone l’accesso all’apprendimento per migliorare abilità di base come la matematica e il ragionamento logico? E se questo modo fosse divertente e non richiedesse necessariamente un enorme investimento di tempo? Si dà il caso che l’UE abbia l’affrontare la disinformazione online come parte della sua strategia digitale per il futuro, quindi eccomi qui che cerco di capire come posso aiutare.
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- 2Sospetto che per lo più no, ma alcuni erano decisamente intenzionali: chi sono io per giudicare?
- 3E apprezzate la mia moderazione nel non menzionare avventure punta-e-clicca tipo Monkey Island 😬
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